fotografia di nudo

Fotografia di nudo oggi

La rappresentazione esplicita del corpo umano senza veli o fotografia di nudo, ha accompagnato le arti figurative per secoli, creando una serie di clichés che troppo spesso vengono accostati alla parola “arte”, abusando del significato che quest’ultima comporta.

La potenza espressiva iconografica della raffigurazione di un corpo nudo va ricercata nella storia dell’arte. L’uomo, la sua bellezza, la perfezione delle proporzioni auree, l’essere umano al centro dell’universo, usato per rappresentare divinità e figure mitologiche.

Un tempo le arti figurative venivano utilizzate per narrare storie, pensiamo al medioevo, l’analfabetismo era diffuso tra la popolazione, l’unico modo per tramandare una storia era attraverso opere raffigurate in luoghi pubblici o di ritrovo.

Premesso che rispetto la libertà di espressione che ogni individuo ha il diritto di esercitare, il seguente articolo ha il solo scopo di esprimere un ragionamento senza sollevare spiacevoli critiche.

Ma veniamo a noi, parliamo di fotografia. Chi mi conosce sa cosa penso della fotografia come forma d’arte, ne parlo in questo articolo.

Giacché la fotografia ci dà tutte le garanzie desiderabili di esattezza (credono proprio questo, gli stolti!), l’arte è la fotografia. – Boudelaire

Quale ruolo occupa nella fotografia questa forma di rappresentazione?

Va fatta una distinzione tra fotografia commerciale, fotografia sociale e fotografia amatoriale.

Boudelaire ne “il pubblico moderno e la fotografia” scriveva:

intendo per progresso la diminuzione progressiva dell’anima e la dominazione progressiva della materia…

Perciò l’industria che ci desse un risultato identico alla natura sarebbe l’arte assoluta … … E Daguerre fu il suo messia.

Siccome l’industria fotografica era il rifugio di tutti i pittori mancati…

pittori mancati, quante volte nelle rappresentazioni cinematografie che narrano la biografia di pittori del passato avete visto scene in cui il protagonista fissava su tela i corpi nudi delle modelle.

Ma partiamo dalla fotografia commerciale, il sesso vende c’è poco da fare.  Slogan con doppi sensi, allusioni, corpi esposti anche se non espliciti mirano a sedurre letteralmente il consumatore per portarlo all’acquisto compulsivo ed aumentare i profitti dell’azienda che si sta facendo promozione.

Una tecnica pubblicitaria scontata ma neanche tanto. La pubblicità va pari passo con l’avanzamento culturale moderno, tecnologie, status symbol, classi sociali, abitudini, politica e chi più ne ha più ne metta.

Esistono molti “Bias” cognitivi utilizzati nelle tecniche pubblicitari. Ma di questo ne parlerò nei prossimi articoli.

Parlando in modo generalizzato, nel fotogiornalismo la fotografia sociale ha utilizzato la figura umana raffigurata naturalmente come forma di denuncia, un tipo di rappresentazione ben distante da quello appena descritto, non più con lo scopo di sedurre ma di impressionare, scioccare lo spettatore, colpirlo violentemente sulla coscienza. Pensiamo all’anoressia, feriti di guerra, donne sfigurare dall’acido, donne mutilate e violentate, lebbrosi etc. Immagini estremamente forti e difficili da guardare che rappresentano l’altra metà del mondo, non più quello consumistico fatto di tutele a cui siamo abituati, ma un mondo così malvagio da farci girare dall’altra parte non appena queste immagini ci appaiono imponenti davanti i nostri occhi. Esistono famosi pubblicitari che han creato semplicemente immagini polemiche con lo scopo di denunciare le cattive abitudini a cui il consumismo ci ha abituato in questi anni, immagini che rappresentano un punto di vista esterno, ponendo mano sulle nostre coscienze. Ci sarà modo anche di approfondire questa tematica in futuro. Un altro fenomeno sociale viene affrontato come lavoro di introspezione, (es. F. Woodman e gli autoscatti) ecco che la fotografia diventa in questo caso, anche una sorta di terapia.

Andiamo verso la conclusione e parliamo ora della fotografia amatoriale, e su questo argomento ci si potrebbe scrivere un’intera enciclopedia, ma cercherò di essere sintetico.

Nel percorso di ogni fotografo, l’aspirante apprende emulando, il lavoro di grandi maestri, alla ricerca di un proprio stile. L’evoluzione ed il bisogno di esprimersi porta il praticante a trovare la propria strada in modo naturale. Chi prima chi dopo, essendo la fotografia un linguaggio, il messaggio stesso che emerge trova presto il proprio spazio nelle immagini prodotte.

Ma se l’autore non ha nulla da dire? Nessun problema… a volte conta più il viaggio della meta.

Nel suo saggio “meglio ladro che fotografo”, l’autore Ando Gilardi scrive che chi non sapeva fare il fotografo si mise ad insegnare a fare il fotografo, ovviamente ho estratto la frase, il pensiero è molto più ampio ma mi fermo qui.

Personalmente non la penso proprio così, non lo trovo corretto essere assolutisti, c’è chi è portato  per l’insegnamento ed ha trovato pure il tempo di organizzare corsi, ed a mio avviso ha fatto bene a farlo,

Con la diffusione di questo nuovo termine anglosassone “workshop”, questo fenomeno è dilagato in modo estremamente rapido, (tornando al concetto dei bias cognitivi citati sopra), riscuotendo un enorme successo.

Risultato: l’avvento dei social media ed i servizi gratuiti messi a disposizione, internet oggi è pieno di immagini di nudo.

Esiste anche un altro fenomeno di cui vorrei parlare. Esistono noti portali dove numerose ragazze per monetizzare inseriscono foto senza veli in cambio di denaro, come esistono aspiranti fotografi che con la scusa delle foto avanzano richieste di ogni tipo, allontanandosi dallo scopo della fotografia. Non commento ulteriormente perché non serve, ognuno è abbastanza maturo da fare le proprie scelte.

Sempre Gilardi afferma che una rappresentazione diventa opera d’arte quando acquista valore ed un suo mercato, in poche parole quando diventa vendibile.

Ci sono artisti come Piero Manzoni (non è un fotografo) che riuscì a spacciare come opera le proprie feci, battute all’asta per 275 mila euro nel 2016- fonte ANSA

Concludendo, dopo questa panoramica mi sento di affermare che quando sento il termine “nudo artistico”, penso a Manzoni il quale ha trasformato in arte le proprie feci, quindi, anche il nudo può essere artistico se qualcuno è disposto a comprare l’immagine che lo rappresenta.

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