Reportage Apicoltore
Chi ha paura delle api?
Le API sono insetti sociali che fanno parte della tribù Apidi. Sin dai tempi più antichi le api venivano sfruttate e tenute in alta considerazione per la produzione del miele, unico dolcificante utilizzato in antichità.
Definita emblema dell’operosità anche nell’ambito della massoneria, in tempi molto remoti vennero attribuite loro varie simbologie tra cui: messaggera per la loro sensibilità ai suoni, coraggiosa nell’attaccare gli aggressori e vergine pura. Scriveva Plutarco a proposito che le api puntano il pungiglione verso chi è dedito ai piaceri del sesso. Le api venivano osannate simbolicamente per questo motivo anche dalla chiesa, il famoso Dante paragonava per l’appunto le anime degli angeli alle API.
«sì come schiera d’api che s’infiora / una fiata e una si ritorna / là dove il suo laboro s’insapora»
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, XXXI, 7-9)
In caso di attacco, il veleno dell’ape provoca un’intensa reazione infiammatoria sui tessuti, formato com’è da una complessa miscela di sostanze che provocano effetti tossici e allergizzanti. Esistono però rimedi omeopatici che richiedono l’applicazione localmente di preparati a basso dosaggio ricavati dal veleno mescolato con l’alcol APIS, oppure triturando l’ape e poi macerata.
Solo recentemente ho sentito parlare della melata, una sostanza zuccherina rilasciata dalle secrezioni di insetti rilasciate dal consumo di linfa. Durante una conversazione, giovani ragazzi di appena 70 anni mi raccontavano appunto di quando da piccoli prelevavano questa specie di resina dalle cortecce degli alberi.
Le api sono famose per la produzione del miele ricavato dalla lavorazione del nettare. In zone dove c’è scarsità di questo prezioso elemento, le api utilizzano anche la melata. Queste sostanze vengono disidratate e immagazzinate nel favo. Il miele verrà utilizzato come nutrimento dalle api nei periodi di assenza di importazione nettarifera, come ad esempio nella stagione invernale o tra una grande fioritura e l’altra.
I Romani importavano grandi quantitativi di miele da Creta, Cipro, dalla Spagna e da Malta. Veniva usato per dolcificare, per produrre idromele, birra, o come conservante alimentare.
La produzione del miele comincia nell’ingluvie dell’ape bottinatrice (borsa melaria). All’interno dell’ingluvie inizia il processo di trasformazione del nettare in miele, grazie all’enzima invertasi, si attiva il processo di idrolisi del saccarosio in glucosio e fruttosio.
Il composto viene rigurgitato e depositato nelle fave, celle dalla tipica forma esagonale, costruite dalle api operaie con la cera secreta dalle ghiandole addominali e sigillato dall’opercolo (membrana). Il miele impiegherà 36 giorni a maturare, grazie anche alle api ventilatrici che mantengono la temperatura e l’umidità al giusto livello.
Oltre al miele e la cera, dalle api si estrae anche la propoli una sostanza resinosa raccolta dalle gemme e dalla corteccia delle piante e dalle vaste proprietà curative tra cui:
antibiotiche (batteriostatiche e battericide), anti-infiammatorie, antimicotiche,antiossidanti ed anti-irrancidenti, antivirali, anestetiche, riepitilizzanti e cicatrizzanti, antisettiche, immunostimolanti, vasoprotettive, antitumorali…
Oltre alla propoli non dimentichiamo la famosa pappa reale, sostanza con cui vengono alimentate le larve destinate a diventare ape regina. Essendo molto nutriente la pappa reale viene utilizzata nei casi di malnutrizione.
Ma cosa bisogna fare per diventare apicoltori?
In Italia nel 2007 sono morte la metà delle api, persi 200.000 alveari e 250 milioni di euro nel settore agricolo. Le cause sono molteplici, inquinamento cambiamento climatico etc. Le api sono anche indicatori della salute ambientale di un determinato luogo.
Diventare Apicoltore significa amare queste creature, aver voglia di conoscerle e capirle. Per iniziare esistono corsi specifici dove vi forniranno tutte le informazioni per iniziare. In seguito bisogna disporre di condizioni ambientali adatte ad ospitare le api, infine recarsi negli appositi rivenditori ed acquistare kit con tutto quello che serve per iniziare (abbigliamento, casette, smielatori etc).
Ultima cosa per produrre miele bisogna essere iscritti all’anagrafe apistica, per cui oltre all’investimento iniziale, aver voglia di imparare serve anche adempiere alla parte burocratica per dimostrare di eseguire tutto correttamente e garantire la qualità del prodotto finale.
Le immagine che seguono ritraggono l’azienda Ottovolante di Anna Cambrai. Anna mi ha introdotto in questo mondo meraviglioso fatto di molto lavoro, sacrificio e tempo da dedicarvi perchè tutto proceda correttamente.
Il processo descritto nelle immagini che seguono riguardano le seguenti lavorazioni:
Asportazione dei melari
I melari vanno portati prelevati e portati in lavoratorio per l’estrazione del miele.
Disopercolatura di un telaino da melario.
I favi dei melari sono opercolati, con le cellette sono chiuse con un tappo di cera che andrà rimosso manualmente.
Smielatura
Disopercolate le celle, i telai vengono posti nello smielatore che, grazie alla forza centrifuga, fa fuoriuscire il miele.
Filtraggio del miele
Il miele viene filtrato per raccogliere i residui di cera o altre impurità finite nel miele.
Invasettamento del miele
Una volta terminato il processo il miele viene invasettato pronto per il consumo o la vendita al dettaglio.
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